Mangi poche verdure? “Colpa” di un gene
Marzo 18, 2024Nel nostro Paese si potranno applicare alle piante le tecniche di genoma editing fuori dai laboratori. Bruxelles è ancora indecisa se liberalizzarle o meno.
La coltivazione di piante modificate geneticamente arriverà presto nei campi italiani. Si tratta di una svolta storica, approvata dal governo italiano, che consentirà le sperimentazioni delle Tecniche di evoluzione assistita (Tea) in ambito agricolo direttamente nei terreni. Si tratta di biotecnologie, da anni sperimentate esclusivamente nei laboratori, che modificano il Dna delle piante, senza inserire elementi genetici esterni, amplificando o eliminando determinate caratteristiche.
Secondo numerosi scienziati e agricoltori si tratta di una conquista importantissima per liberarsi dal giogo delle multinazionali, le uniche finora in grado di gestire invece gli Organismi geneticamente modificati (Ogm) di prima generazione. Se si lavora bene a livello normativo queste nuove tecniche possono invece essere sviluppate anche al di fuori del contesto dei brevetti. Altri temono invece che l’editing del genoma comporti ancora numerosi rischi, soprattutto al momento dell’interazione con gli ecosistemi, e che finiranno comunque nelle mani di colossi come Bayer e Syngenta. La scelta dell’Italia potrebbe comunque essere bloccata in seno all’Unione europea, che a breve dovrebbe presentare la sua proposta di legge relative alle Nuove tecniche genomiche (New genoma techniques – Ngt), che contribuiscono alla più grande famiglia delle Tea.
Dai laboratori ai campi
La svolta sulle Tea è arrivata il 30 maggio, con l’approvazione in due commissioni al Senato di un emendamento nel contesto del decreto Siccità. La norma autorizza la sperimentazione in campo delle piante già selezionate con queste tecniche e con quelle che saranno selezionate nei prossimi anni. “Si tratta di una grande opportunità per l’agricoltura italiana, basti solo pensare alle perdite causate dalla siccità”, ha commentato in una nota il Crea, l’ente governativo che si occupa di innovazione in ambito agroalimentare. Proprio il Crea in questi anni è stato il coordinatore nell’ambito del sistema scientifico italiano di una serie di sperimentazioni, realizzate attraverso il progetto Biotech, finanziato dal ministero dell’Agricoltura. L’ente ha sviluppato conoscenze avanzate nell’ambito delle Tea riguardo le più rilevanti specie agricole italiane, come frumento, riso e pomodoro, come anche sulla vite, il melo e gli agrumi. Questo lavoro, rivendica il Crea, ha portato alla selezione di piante di volta in volta resistenti alle malattie, agli stress abiotici, e in alcuni casi potenziando al contempo le migliori caratteristiche e/o aumentandone la potenzialità produttiva. Finora però i risultati di questo lavoro erano rimasti rinchiusi nei laboratori.
Due donne da Nobel
Le tecniche di miglioramento genetico delle piante consistono in metodi scientifici che alterano i genomi di una pianta, come se effettuassero dei tagli nel Dna (senza però aggiungere Dna esterno), modificando, eliminando o potenziando alcuni tratti delle stesse, come la tolleranza alla siccità, la capacità di concentrazione di una vitamina o anche il colore dei frutti. La differenza principale con le varie tecniche classiche di ibridazione consiste nella precisione delle modifiche, introducendole in posti predeterminati del Dna. Nello specifico l’editing del genoma è così descritto dai ricercatori dell’Università di Trento: “una sorta di forbice molecolare in grado di tagliare un DNA bersaglio, che può essere programmata per effettuare specifiche modifiche al genoma di una cellula, sia questa animale, umana o vegetale”. Lo sviluppo di queste tecniche è partito dagli anni 2000, a seguito di uno studio che ha poi portato all’attribuzione nel 2020 del premio Nobel per la chimica a due donne ricercatrici: la francese Emmanuelle Charpentier e la statunitense Jennifer Doudna. Alla grande famiglia delle Tecnologie di evoluzione assistita appartengono oggi l’editing del genoma, la cisgenesi, l’intragenesi, l’RNA interferente e il reverse breeding.
La resistenza del basilico
I risultati del progetto Biotech possono essere raggruppati in due grandi categorie. In primo luogo, si ottengono “piante editate o cisgeniche capaci di accrescere la sostenibilità delle colture attraverso la riduzione dei trattamenti fitosanitari”. In sostanza si ridurrebbe l’uso di pesticidi nei campi. Per esempio, sono state ottenute piante di pomodoro resistenti alle piante parassite, come pure allo stress salino e idrico. Altri casi esemplificativi sono quelli del basilico resistente alla peronospora, del frumento duro resistente all’oidio, come anche le viti resistenti alla peronospora e allo oidio. L’altra categoria madre è quella delle “piante con migliorate caratteristiche produttive, qualitative o nutrizionali”. Si tratta in tal caso ad esempio di orzo e frumento modificati per aumentare la resa potenziale, di agrumi arricchiti di composti antiossidanti e senza semi. Sono stati effettuati esperimenti anche per ottenere melanzane e viti senza semi o pomodori a più alto valore nutrizionale. Secondo gli scienziati del Crea le ricerche effettuate in questo campo pongono l’Italia all’avanguardia nella ricerca, aprendo l’orizzonte alla selezione di piante più sostenibili e più adatte ai nuovi scenari climatici.
A favore
L’emendamento è stato applaudito dalle grandi organizzazioni agricole tricolori. “L’approvazione all’unanimità dell’emendamento al dl Siccità sulle Tecniche di evoluzione assistita è un grande passo avanti per la ricerca scientifica e per l’agricoltura, che mette fine a un lungo periodo di oscurantismo tecnologico”, ha commentato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “L’Italia può tornare protagonista delle biotecnologie agricole, diventando il primo Paese in Europa ad avviare la sperimentazione in campo delle Tea”, ha dichiarato Cristiano Fini, presidente della Cia – Agricoltori italiani. “Contemporaneamente, è un segnale forte che diamo a Bruxelles per accelerare sulla proposta di regolamento in materia, altrimenti si corre il rischio di bloccare l’iter del provvedimento”. Fini si riferisce all’inquadramento europeo, senza il quale le Tea resteranno confinate ad un livello sperimentale.
Sistema open-source
La battaglia per liberalizzare le nuove tecniche del genoma sono in atto anche nel resto dell’Unione europea, guidate dalla Copa-Cogeca, l’organizzazione che riunisce aziende e cooperative agricole a livello europeo. Finora le Tea, anche in base ad una sentenza della Corte di giustizia europea, ricadono nella normativa del 2001 relativa agli Ogm, con regole restrittive e che richiedono numerosi controlli nonché spese. Una legislazione che è riuscita se non ad impedire, quantomeno ad arginare l’invasione delle sementi geneticamente modificate nelle mani delle cosiddette “Big Five”, ovvero le cinque grandi compagnie dell’agrochimica, che dominano al contempo il settore delle sementi e quello dei pesticidi. Secondo gli agricoltori le Nuove tecniche del genoma non possono essere valutate alla stessa stregua degli Ogm di prima generazione. “Gli Ogm sono stati creati dalle multinazionali dell’agrochimica e le detengono tramite brevetti. In Europa abbiamo ancora un sistema open-source di varietà dei semi e delle piante e le Ngt possono apportare tantissimo alla società in termini di innovazione, essendo accessibili anche nella produzione su piccola scala”, ha dichiarato ad EuropaToday Gunnar Kofoed, agricoltore e coltivatori di semi danese, nonché esperto in materia della Copa-Cogeca.
Aspettando la mossa di Bruxelles
La Commissione europea ha promesso di varare una normativa aggiornata in merito, che dovrebbe essere presentata prima dell’estate. Finora parso disponibile a liberalizzare le Tea, andandole a tenere distinte dagli Ogm, l’esecutivo europeo nelle ultime settimane ha fatto qualche passo indietro. Motivo? Bruxelles chiede che la legge sulle Ngt passi se vengono approvati anche il regolamento sulla riduzione dei pesticidi e la norma sul ripristino della natura. Queste due legislazioni sono state però bocciate in commissione Agricoltura e Pesca da tutto l’emiciclo di destra e centro-destra, a partire da Identità e democrazia (la casa della Lega in Europa), passando dai Conservatori e riformisti cui aderisce Fratelli d’Italia, ma soprattutto dal Partito popolare europeo, tra i cui banchi siede Forza Italia e che a Strasburgo detiene la maggioranza dei seggi. In soldoni Bruxelles chiede: perché dovremmo autorizzare e liberalizzare tecniche e prodotti che dite siano indispensabili (anche) per abbattere l’uso di pesticidi se poi voi eurodeputati non volete approvare in altro contesto la loro riduzione? Alla luce di questa incoerenza si gioca la partita a scacchi forse più importante per il futuro dell’agricoltura europea.