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Marzo 18, 2024Avviato un progetto con l’Università della Tuscia
Il consumatore moderno è sempre più attento alla sostenibilità ambientale dei prodotti ortofrutticoli, tanto da farne una discriminante importante (il cosiddetto driver d’acquisto) per la scelta di un frutto o di un ortaggio da portare in tavola. Tuttavia, coltivare un prodotto sostenibile è più facile a dirsi che a farsi, soprattutto negli ultimi anni caratterizzati dall’aumento degli stress abiotici e della virulenza dei patogeni delle colture agrarie, favoriti dal cambiamento climatico.
In questo contesto è interessante il progetto che l’A.O.P. CSC LAZIO ha concepito in collaborazione con il Centro Integrato di Ateneo dell’Università della Tuscia che si intitola: “Implementazione di metodi di produzione sostenibile per l’ottenimento di pomodoro da mensa a residuo zero e di elevata qualità merceologica e nutrizionale”.
Il direttore di CSC Romano Pecchia ha spiegato alla redazione di IFN come è nata questa progettualità e quali sono i principali obiettivi. “Ogni giorno ci interfacciamo con le più importanti catene distributive nazionali che riforniamo con i nostri ortaggi, pomodoro in primis, ed il tema della sostenibilità, anzi, l’innalzamento della sostenibilità ambientale dei prodotti in vendita sui banchi è sicuramente una priorità condivisa da ambo le parti. All’interno di CSC, e delle OP che ne fanno parte, lavoriamo continuamente per perseguire questi obiettivi, solo che il contesto produttivo è sempre più complesso, stretto com’è fra le restrizioni nell’uso di fitofarmaci e l’aumento dei costi di produzione. Così abbiamo deciso di avviare un percorso tecnico-agronomico calato nella nostra realtà, in grado di ridurre l’impatto ambientale del processo produttivo e migliorare la qualità merceologica, nutrizionale ed igienico-sanitaria del pomodoro da mensa in serra”.
Un progetto articolato che vede la collaborazione di diversi partner: la già citata Università della Tuscia, con il ruolo di coordinamento ed esecutore di alcuni rilievi morfofisiologici sulla coltura, la Società ARCADIA, spin off approvato dall’Università della Tuscia e iscritto all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche del MiUR, per le analisi sul materiale vegetale presso il laboratorio oloBion, il CEERSA per la diagnostica fitopatologica e il supporto per la definizione dei protocolli di difesa integrati, la Toro Ag – o suo rivenditore autorizzato – per la fornitura delle conoscenze sulla corretta progettazione degli impianti irrigui e per la gestione dell’irrigazione mediante sensoristica; infine, la Pessl Instruments, per la fornitura di conoscenze su modelli previsionali di patologie aeree del pomodoro mediante uso di modelli e sensoristica.
Il Centro Integrato di Ateneo dell’Università della Tuscia, con il gruppo di ricerca del prof. Giuseppe Colla, svolgerà il ruolo di coordinamento tecnico-scientifico del progetto. Il prof. Giuseppe Colla si avvarrà anche di una collaborazione con l’ARSIAL per la realizzazione delle attività previste dal progetto e per quelle di divulgazione.
Il progetto rappresenta una grande opportunità per CSC Lazio, come evidenziato dal Presidente Guido La Rocca a IFN, “è compito di noi produttori stare al passo con le sfide che il mercato ci lancia e, grazie ad una struttura organizzata come quella di CSC Lazio, è possibile introdurre progetti ad ampio respiro, come questo appena approvato, che consentiranno ai nostri associati di avere un vantaggio competitivo che si tradurrà in una maggior remunerazione del prodotto e, soprattutto, in un miglioramento dell’ambiente in cui viviamo. Infatti, l’obiettivo è quello di consegnare ai nostri produttori un protocollo di coltivazione a basso impatto ambientale, validato sulla base di rigorose analitiche, grazie al supporto dell’Università della Tuscia, che è il nostro partner scientifico. Non da meno abbiamo l’ambizione di determinare la LCA (Life Cycle Assessment) del pomodoro, quindi l’impatto ambientale lungo tutte le fasi del suo intero ciclo di vita; sicuramente un’operazione molto complessa ma fondamentale per comprendere appieno dove intervenire per migliorare la sostenibilità”.
“Così, dopo un primo screening delle principali problematiche agronomiche e qualitative del prodotto, verranno svolte delle prove sperimentali in campo, con particolare focus sull’individuazione degli agenti di biocontrollo, biostimolanti e corroboranti, utili nella tecnica agronomica, senza tralasciare il tema del risparmio idrico e quindi di una irrigazione efficiente; da qui si arriverà ad una validazione in campo dei protocolli di coltivazione basati sulle innovazioni agronomiche”.
“Contiamo entro la fine dell’anno di avere i primi risultati – chiosa il Presidente la Rocca – per poi implementarli gradualmente nella stagione successiva, nel frattempo ci saranno continui scambi con i soci per ragguagliarli sull’avanzamento dei lavori”.